L’inizio della stagione estiva: una speranza per i giovani lucani?
Martedì 24 Aprile 2018 07:36
Responsabilità e solidarietà, iniziative e sviluppo sono i temi più ricorrenti all’inizio di ogni stagione estiva della nostra regione. Una stagione che nasce, come ogni anno, con la speranza di essere portatrice di lavoro, di vivere proponendo iniziative e fare da punto di riferimento per un turismo che resta sempre una speranza accesa per gli operatori del nostro territorio. Un territorio che vive la mancata realizzazione della Salerno Reggio Calabria, che non può sapere se e quando potrà avere un aereoporto, che non deve probabilmente avere una ferrovia che tocchi la città di Matera e che vive in tutta la sua interezza, e forse più di altre regioni, la crisi del settore agricolo e produttivo che rappresentava la spina dorsale della nostra economia. E come tutti gli inizi di stagioni estive si guarda all’unica speranza che potrebbe ancora dar respiro ai giovani lucani: le iniziative popolari che, importantissime dal punto di vista culturale, si caratterizzano anche per l’ambizione di salvare un’economia in difficoltà con proposte di idee per azioni imprenditoriali in grado di coinvolgere il territorio. Emergono programmi estivi di inestimabile valore dove i Comuni sfornano una sfilata di idee, molto simile ad una passerella da cui parlare e criticare “gli altri”, che però non genera una svolta lavorativa in un Mezzogiorno di disoccupati. Ognuno sembra essere “il migliore”, ma nessuno si affaccia alla Puglia, alla Calabria o alla Campania per creare un sistema che avvolga in un piano di azione comune lo sviluppo culturale del Mezzogiorno. Ci si limita a guardare, osservare e alimentare le speranze ancora presenti negli animi dei giovani lucani, riempiendo di aspettative coloro i quali ancora credono che la Basilicata della svolta possa diventare realtà. Parlare di nuove opportunità per i giovani ed i meno giovani significa traguardare una strada difficile e tortuosa che passa attraverso un dialogo aperto con le Istituzioni che non sempre possono rispondere alle esigenze che il territorio richiede. Interpretare gli stati d’animo di chi, isolato nei paesi dell’entroterra, convive con i grandi disagi, sperando di poter progettare un destino imprenditoriale, risulta essere un momento fortemente costruttivo e dibattuto che si spera possa un giorno contribuire a lanciare idee e progetti in grado di dare una svolta occupazionale ad una Basilicata in continua migrazione che non riesce a mantenere le proprie risorse umane “in loco”. E nonostante tutto, in tali occasioni, che spesso coincidono con sagre, fiere e manifestazioni culinarie, creano interessanti momenti di confronto in cui la partecipazione dei giovani colora di proposte un territorio, quello lucano, poliedrico e desideroso di iniziative. Serve un atteggiamento filantropico verso i giovani che vada oltre i dolorosi gesti di carità occupazionale. Serve uno sforzo di fiducia che valorizzi importanti idee giovanili che possono diventare un momento di crescita per le economie turistico ambientali dell’entroterra lucano. Serve un coinvolgimento diretto degli attori del territorio in modo da poter ridare fiducia a chi, mortificato e rassegnato, parte per un viaggio di non ritorno verso realtà più felici in grado di dare “ostracismo” ai giovani lucani che vivono costretti ad abbandonare in maniera irreversibile i luoghi della giovinezza. Ma la risposta sistematica è sempre la stessa, sagre di paesi con la partecipazione di un circuito di imprenditori agricoli ed artigiani che si chiude su se stesso non riuscendo a generare una massa critica tale da avvolgere le nuove generazioni per un progetto comune di vero interesse lavorativo. Non si vive solo di speranze e soddisfazioni se si grava sulle spalle dei genitori fino ad età avanzata. Non si può programmare una vita solo con umiliazioni e, soprattutto, non si può arrivare a disinteressarsi di se stessi e di chi sta intorno perché subentra solo noia, apatia e rassegnazione nel vivere quotidiano.
Bisogna ridefinire i contenuti per garantire il normale svolgimento della vita lavorativa economica e sociale delle popolazioni alimentando i provvedimenti a sostegno delle famiglie, delle piccole imprese e della ricerca. Bisogna percorrere i valori di equità, solidarietà, dignità sociale stimolando i fattori capitale, lavoro e produzione che una volta permettevano di allargare la base dei mercati. Bisogna cercare di rimuovere gradualmente e senza ulteriori danni quella cultura dell’assistenzialismo che ha macchiato di peccato il territorio lucano e proiettarsi verso un’autonomia di investimento che in realtà più felici rappresenta la motivazione imprenditoriale delle zone industriali ed artigiane sparse nelle varie realtà produttive. E rimuovere quelle vere ingiustizie sociali che hanno reso drammatiche l’esistenza ad alcune fasce di popolazioni sparse soprattutto nella Basilicata più interna che vengono acuite dai rendimenti altalenanti di alcuni operatori della Pubblica Amministrazione che non sempre garantiscono l’erogazione dei servizi essenziali. Bisogna rimuovere i concetti di appartenenza che opera meccanismi di esclusione ed incapacità e percorrere la strada del merito abolendo privilegi e posizioni di rendita. Il ruolo dei partiti, come più volte affermato, “deve essere quello di interpretare gli interessi prevalenti della società ed essere un filtro della democrazia per avviare una mediazione rappresentativa di individui liberi e senza contropoteri sociali”.