10 Anni di Bitcoin: intervista a Giampaolo Lo Conte
A 10 anni dalla nascita di Bitcoin l’imprenditore italiano Giampaolo Lo Conte, appassionato di criptomonete ed economia globale, ci spiega sotto quale punto di vista va analizzato il successo delle criptomonete nel mondo.
Da qualche giorno si parla sui giornali dell’anniversario della nascita di Bitcoin, la prima criptomoneta nata ufficialmente il 31 Ottobre 2008 con la pubblicazione del manifesto di Satoshi Nakamoto, nome di fantasia, ricordiamolo, dietro il quale si cela l’anonimo inventore del Bitcoin. Alla sua nascita la moneta digitale, che si presentava come “un sistema di moneta elettronica peer-to-peer”, valeva 0,131 Dollari. In Dicembre 2017, come molti sapranno, 1 Bitcoin sfiorava i 20.000 Dollari e oggi, al momento in cui state leggendo, vale 6.403,73 Dollari. La criptomoneta più famosa del mondo ha ottenuto così tanto successo al punto da scombussolare il mercato finanziario negli ultimi 3 anni, portando con sé una nuova filiera di “monete digitali” che adottano la tecnologia blockchain per essere acquistate e vendute nei mercati di “exchange” e riutilizzate poi nei mercati tradizionali. Alcuni Paesi, come la Cina, hanno messo al bando i Bitcoin mentre altri Paesi, come il Venezuela, hanno adottato una propria moneta elettronica riconoscendo ufficialmente la blockchain come tecnologia per la gestione delle transazioni finanziarie. Abbiamo avuto il piacere di incontrare Giampaolo Lo Conte, trader ed imprenditore italiano molto attivo nel campo delle criptomonete. Su Internet si leggono numerosi suoi interventi in materia di blockchain ed opportunità offerte dalle criptomonete sui mercati finanziari globali. Siamo curiosi di sapere cosa pensi del Bitcoin a 10 anni dalla sua nascita e quali prospettive si intravedono nell’immediato futuro del mondo delle criptomonete.
D: Giampaolo, abbiamo letto su Internet che sei un esperto di criptomonete e hai avuto importanti esperienze nel settore degli “exchange market”. Perché 10 anni fa nasceva il Bitcoin e come mai oggi ha acquisito un valore così importante?
R: Il Bitcoin nasceva in piena crisi bancaria americana, ricordo bene quel periodo storico, visto che vivo tra Roma, Londra e New York. Se ricordate, nell’Ottobre del 2008 crollava la quarta banca d’investimenti più grande d’America, la Lehman Brothers, e tutti gli azionisti e gli investitori del mondo cominciavano ad aprire gli occhi su un sistema finanziario deragliato, pericoloso e fragile. Il bello è che la crisi finanziaria cominciata nel 2008 era tutt’altro che imprevedibile, le politiche monetarie erano al centro delle agende dei Governi occidentali da molti anni, eppure nessuno “fece niente”. O meglio, qualcuno fece qualcosa: non sappiamo ancora oggi come si chiami, ma quel “qualcuno” inventò il Bitcoin e cambiò il mondo.
D: Più volte hai ribadito che la blockchain sia una disciplina prima che una tecnologia. Che intendi?
R: La blockchain prevede l’attività di ricerca e sviluppo. Chi ha inventato il Bitcoin non aveva intenzione di creare una moneta da scambiare con le altre, come succede oggi. Altrimenti, non si spiega perché la prima pizza pagata in Bitcoin ci fu soltanto 2 anni dopo la sua nascita, nel 2010. All’epoca una pizza costava 5.000 Bitcoin. Oggi con la stesso prezzo ci acquisti 30 appartamenti nel centro di Roma.
D: Questo significa che il settore delle criptomonete è un “cantiere aperto”?
R: La penso esattamente così. Chiunque può cominciare a “minare” una propria moneta, può fare profitto o può registrare una perdita, ma in pochi riescono a capire i processi di mercato. Per non parlare della sicurezza sulla transazioni finanziarie. Non parlo di protocolli quanto di cyber-security e di garanzie che dovrebbero essere date ai consumatori di criptomonete. E’ brutto dirlo, ma gli attacchi hacker con programmi simili a quelli denominati “Cryptolocker” hanno fatto pubblicità ai Bitcoin.
D: Chi come te è un trader ed opera sui mercati tradizionali si sente minacciato o protetto dalla crescita delle criptomonete?
R: Un pò tutti e due. Mi sento però, prima di tutto, protetto, visto che la trasparenza delle transazioni con tecnologia blockchain è qualcosa che mi rassicura. Il problema dei mercati tradizionali è infatti proprio quello della trasparenza e della garanzia offerta dagli istituti di credito che poi, in una maniera o nell’altra, finiscono nel commettere irregolarità nei confronti dei consumatori. Non è un caso che nell’ultima manovra del Governo italiano siano stati stanziati ingenti somme per il risarcimento delle “vittime delle banche”.