Accertamenti su malattie simulate: come difenderti dalle truffe

Quando si verifica un comportamento illecito che riguarda presunte malattie simulate il datore di lavoro si trova in grande difficoltà sul da farsi. Il modo migliore per tutelare gli interessi del luogo di lavoro e dell’azienda, quindi, non è assolutamente quello di procedere da soli bensì quello di contattare un investigatore privato specializzato in accertamenti su malattie simulate.

L’investigatore ha diritto ad indagare

Il professionista non è solamente abilitato a condurre investigazioni sul dipendente di cui si hanno sospetti ma è in grado di farlo attraverso strumenti professionali e nel pieno rispetto delle attuali norme vigenti in materia di privacy.  La stessa Corte di Cassazione ha a più riprese confermato questa possibilità. Se il comportamento illecito su malattia simulata fosse dimostrato il lavoratore si troverà dinanzi a conseguenze molto spiacevoli tra cui il licenziamento e la denuncia penale per truffa ai danni dell’INPS.

Dal momento in cui queste situazioni sono piuttosto frequenti è importante agire con riserbo e professionalità, senza farsi trascinare da personalismi e, soprattutto, senza commettere errori che possano condurre il datore di lavoro dalla parte del torto.

Un accertamento investigativo per malattie simulate avviene attraverso un piano d’azione piuttosto definito. Per prima cosa l’investigatore cerca prove sulla veridicità delle refertazioni mediche, la base su cui eventualmente si fonda generalmente questo tipo di truffa. Il datore di lavoro può dimostrare l’inesistenza della malattia quando i certificati medici sono non veritieri e non attendibili e, quindi, utili a dimostrare l’assenza della malattia.

Come procedono le investigazioni per malattie simulate?

L’investigatore può anche agire controllando cosa fa effettivamente il lavoratore assente per malattia, producendo prove schiaccianti che lo ritraggono fuori da casa o dai luoghi presso i quali questo ha dichiarato di essere in cura.

Queste investigazioni costituiscono un diritto legittimo del datore di lavoro dal momento che le prove di infedeltà del dipendente sono essenziali per procedere alla denuncia penale e al licenziamento. Descritta in questo modo la situazione potrebbe apparire di facile risoluzione anche se, nella realtà, spesso non è così.

I picchi di assenteismo con l’introduzione del Green Pass

A dire il vero con l’obbligo del green pass sul luogo di lavoro, entrato ufficialmente in validità dal 15 ottobre 2021, sono aumentati i lavoratori che hanno scelto la malattia documentata da certificato medico per non recarsi sul posto di lavoro. Su un approfondimento di SkyTG è emerso che il 18 ottobre 2021 l’INPS abbia ricevuto un 14,6% di certificati medici in più rispetto al giorno precedente mentre il 15 ottobre l’aumento è stato del 22,6%.

La falsa malattia è un reato grave

Va ricordato che la falsa malattia è un reato penale e che, come tale, prevede una serie di controlli tramite il medico fiscale presso il domicilio del dipendente malato che ha depositato un certificato. Oltre al pagamento di una sanzione molto salata c’è da scontare il reato di truffa ai danni dell’INPS per cui il licenziamento sembrerebbe essere l’ultimo dei problemi.

Chiaramente il compito di scoprire se un collaboratore finga o meno una malattia non è del datore di lavoro ma di apposite figure preposte a tale scopo. Innanzitutto ci sono i controlli fiscali inviati dall’INPS ma anche la possibilità di parlare con un investigatore privato al quale spiegare la situazione e fornire tutte le informazioni utili per individuare rapidamente l’eventualità di una truffa per malattia simulata o l’esistenza di soli dubbi che non verranno confermati.