La lavagna, un supporto indispensabile per la scuola di ieri e di oggi
Siamo talmente abituati a vederla in tutte le aule scolastiche di ogni ordine e grado al punto da non esserci mai posti domande sulla sua origine e la sua utilità eppure, la lavagna, è uno strumento indispensabile per la didattica di ieri e di oggi.
Negli ultimi anni è stata protagonista di rivisitazioni ed evoluzioni alla luce delle più moderne tecnologie e dei recenti studi in campo pedagogico ma perché una semplice lastra di ardesia svolge un ruolo tanto importante nell’insegnamento? Scopriamolo partendo della scoperta delle sue origini!
Chi ha inventato la lavagna per la scuola?
Era il 1823 e un giovanissimo predicatore di nome Samuel Read Hall iniziò a utilizzare una semplice lastra di pietra e del gesso per impartire lezioni di filosofia ai futuri docenti della cittadina di Concord, in Vermont. Qui fondò la prima scuola americana dedicata alla formazione degli insegnanti, la Columbian School, e qui intuì per primo la necessità di dotare la scuola del tempo di uno strumento didattico tramite il quale illustrare con maggiore chiarezza visiva i concetti espressi verbalmente, in maniera completamente astratta.
Hall ebbe quindi un’intuizione davvero geniale che nel tempo si sarebbe evoluta fino ad assumere la forma oggi nota a tutti, ovvero quella di una lastra nera in ardesia, anche nota come pietra di Lavagna, la cittadina ligure da cui proviene la roccia. Al prelato, questa invenzione, non fruttò mai nulla se non la riconoscenza dei posteri. Oggi però la lavagna scuola fa parte della quotidianità di migliaia di studenti di ogni età distribuiti in tutte le aree del mondo.
Un nuovo modo di insegnare
L’invenzione della lavagna ha rivoluzionato il modo di insegnare e ha portato nella didattica d’un tempo innovazione, tecnologia e la possibilità di ottimizzare tempi e risorse. Ma come funzionava la scuola prima dell’avvento di questo geniale strumento?
Gli studenti venivano guidati passo dopo passo nella scrittura delle lezioni. Gli insegnanti, dal canto loro, avevano il compito di verificare la corretta esecuzione del dettato, uno ad uno. L’insegnante, quindi, impartiva la sua lezione a voce, l’unico strumento di cui era in possesso, e lo studente doveva essere pronto a trascriverla sul suo foglio velocemente e senza commettere errori.
Com’è facile immaginare, velocità e correttezza erano due parametri assolutamente aleatori: i docenti non potevano fare altro che andare al passo del più lento, ripetendosi di continuo e dunque sprecando tempo prezioso che avrebbero potuto invece dedicare alla spiegazione della lezione. Prima dell’invenzione di Hall le classi contavano decine e decine di studenti, anche di età e formazione diverse, ragion per cui l’insegnante doveva faticare doppiamente per riuscire a dedicare a tutti l’attenzione necessaria affinché la lezione risultasse proficua. Se pensiamo anche alle aule universitarie, composte da centinaia di giovani, i vantaggi in termini di ottimizzazione dei tempi e qualità della didattica dovuti alla lavagna sono palesi.
A causa degli errori frequenti, inoltre, veniva utilizzata una quantità enorme di carta e di inchiostro. Le risorse economiche del tempo però erano scarse e ciò comportava enormi esborsi per le istituzioni scolastiche.
Non da ultimo, l’invenzione della lavagna consentì di adottare un metodo didattico frontale grazie al quale cambiò anche la disposizione di banchi, sedie e cattedra all’interno dell’aula.
Con l’ingresso della lavagna in aula si iniziò a ridefinire lo spazio e con esso anche i ruoli di ciascuno, marcando una invisibile linea tra docenti e discenti che, ancora oggi, consente di gestire al meglio le relazioni di gruppo all’interno delle aule scolastiche.
In conclusione quindi, la lavagna è stata un’innovazione utile ai docenti, grazie alla quale iniziarono a dedicare più tempo alle lezioni, agli approfondimenti e al fare cultura tra i banchi di scuola, ma ha anche contribuito a definire metodi di insegnamento pensati per educare oltre che istruire trasformando le aule scolastiche e universitarie in luoghi di aggregazione oltre che in luoghi del sapere.