Genova, crolla il ponte Morandi: 39 morti e 16 feriti

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Martedì 14 agosto, alle 11.50 del mattino, il Ponte Morandi di Genova è crollato rovinosamente disseminando panico e morte. A distanza di due giorni dalla tragica vicenda, il bilancio delle vittime, per altro provvisorio, è sconcertante: si parla di 39 morti, dei quali 3 bambini, con un’età compresa tra gli 8 e i 12 anni. Tuttavia, il numero continua a salire, man mano che i soccorritori si fanno spazio tra le macerie. Elevato è anche il numero dei feriti: 15 ricoverati presso le strutture ospedaliere del capoluogo ligure, ed una persona, che nonostante l’accaduto, ha riportato solo qualche contusione, ed è stata dimessa già martedì sera in tarda serata.

Le ricerche continuano, ma sembra che già la sera dell’incidente, dal cumulo di detriti non siano stati più percepiti segni di vita. Tuttavia, i dispersi, secondo le ultime indiscrezioni, dovrebbero essere ancora numerosi, ed a questi si aggiunge anche il peso delle 5 persone non ancora identificate. I numeri poi tendono a salire quando si parla degli sfollati: sarebbero, infatti, più di 600 le persone alle quali è stato proibito, per motivi di sicurezza, di fare ritorno alle proprie abitazioni dislocate sotto il pilone del ponte rimasto in piedi, ma fortemente pericolante.

Caccia aperta ai responsabili

Tra le tante persone che si sono fatte avanti per parlare della terribile tragedia che ha colpito Genova nei giorni scorsi, particolarmente significative sono state le parole del procuratore, che ha fatto sapere, che “Non è stata una fatalità, ci sono responsabilità precise”.

Si è aperta così la consueta caccia ai responsabili e sul banco degli accusati è finita la Società Autostrade, che è stata prontamente scaricata dal Governo. I due vicepremier, Luigi di Maio e Matteo Salvini, si sono detti pronti a revocare la concessione, mentre il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli ha presteso, come accade spesso in questi casi, le dimissioni delle personalità al vertice. A rincarare la dose è stato il presidente del Consiglio, che, al temine del Cdm, ha reso nota l’intenzione dell’esecutivo di sciogliere qualunque legame con Autostrade per l’Italia, che ha affermato di aver adempiuto a tutti gli obblighi previsti dalla legge e ha promesso la ricostruzione del viadotto in soli 5 mesi.

A farsi avanti è stato anche il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, che ha fatto sapere che “non ci sono alibi” per quanto si è verificato nel capoluogo ligure e ha sentenziato la “necessità di un grande piano di investimenti pubblici in infrastrutture, priorità dell’attuale governo per i quali non ci saranno vincoli di bilancio”. Significativo anche l’intervento del cardinale Angelo Bagnasco, che ha manifestato la speranza che quanto accaduto non sia da imputare ad un errore umano. Un pensiero, che si sta trasformando in una vera e propria certezza, poiché non si sono verificati cataclismi che avrebbero potuto causare la distruzione dei piloni del ponte Morandi.

Si parla di rischio idrogeologico

Il direttore generale della Protezione civile, Agostino Miozzo, ha cercato di fare un po’ il punto sugli interventi previsti per la prossima settimana, affermando: “Ora la priorità è cercare le eventuali persone che ancora sono sotto le macerie, ma subito dopo inizierà un’altra fase molto critica, che è quella di rimuovere questa diga artificiale che si è creata nel torrente Polcevera, e che rappresenta un pericolo concreto per la città. I detriti, quindi, dovranno essere rimossi in pochi giorni, in quanto eventuali precipitazioni, potrebbero rappresentare un vero e proprio rischio per la popolazione”.

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