Cena al ristorante a dispetto dei divieti per il deputato leghista Gianluca Vinci
Ha suscitato una serie di critiche la decisione del deputato di Reggio Emilia della Lega Gianluca Vinci, di portare a cena la propria compagna, a sua volta impegnata in politica quale esponente provinciale di FdI, nonostante le regole anti Covid non lo permettessero.
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La coppia, per poter soddisfare il proprio desiderio, si è recata presso il ristorante Le Favole di Calerno, il quale aveva scelto di aprire, contro le normative imposte dal Governo, e di aderire alla campagna #ioapro, organizzata da numerosi ristoratori.
Il risultato è stato quello di ricevere la visita dei carabinieri, con conseguenti sanzioni rilasciate sia al ristoratore che ai due clienti.
Notevoli critiche dall’opposizione politica verso i due trasgressori
Ovviamente, questo gesto di ribellione, ha comportato un certo disappunto dai deputati Cinque Stelle, dovuto al fatto che, in un periodo di emergenza sanitaria, chiunque rappresenti una forza politica o un’istituzione governativa dovrebbe dare l’esempio del rispetto della legge, evitando questo tipo di comportamenti irresponsabili.
Il rispetto della normativa è importante sia per la tutela della salute, sia in relazione alle vittime del virus e allo sforzo a cui da mesi sono sottoposti medici e personale sanitario.
Una serie di quattro cene di solidarietà verso i ristoratori
In realtà, non è la prima volta che il deputato leghista e la compagna partecipano a questa sorta di resistenza nei confronti delle disposizione imposte dai decreti anti Covid. La coppia ha già presenziato a quattro cene per solidarietà con gli imprenditori della ristorazione bloccati dai decreti ministeriali.
Riguardo alla compagna di Gianluca Vinci, anche il suo stesso partito, Fratelli d’Italia, ha disapprovato il gesto.
Per quanto solidale nei confronti dei ristoratori, il partito ha evidenziato l’importanza del rispetto delle regole, invitando i cittadino ad evitare di mettersi contro alla legge e di non creare situazioni di rischio.
Ha inoltre sottolineato il fatto che Giorgia Manghi, la compagna del deputato leghista, sia sì iscritta al partito, ma non riveste un ruolo dirigenziale, la sua decisione è quindi da considerarsi del tutto personale, e non legata a decisioni o disposizioni politiche.
La protesta dei ristoratori contro le chiusure forzate
L’iniziativa dei ristoratori per contrastare le chiusure forzate era in programma dal 15 di gennaio e consisteva nell’aprire regolarmente, anche al di fuori delle restrizioni di orario, invitando i clienti a partecipare.
In realtà, non è stato raggiunto il successo in cui i ristoratori speravano: per quanto sia stato aperto un portale apposito, le adesioni sono state davvero pochissime, soprattutto nelle grandi città quasi nessun ristorante ha scelto di aprire.
In partenza, gli organizzatori avevano parlato di decine di migliaia di locali che avevano decisi di riaprire, con tanto di regole di comportamento per gestire la protesta in una modalità etica e responsabile, ma probabilmente il timore di pene e sanzioni ha superato il desiderio di opporsi a norme forse utili ma sicuramente dannose per i commercianti.