Come la quarantena ha modificato i rapporti di coppia

Come si sono modificate le relazioni sentimentali e interpersonali in questo periodo di lockdown dovuto al Coronavirus? Quali sono i disagi che le famiglie e le coppie hanno sperimentato? Abbiamo posto queste ed altre domande al Dottor Giovanni Ventura, Psicologo e Psicoterapeuta iscritto alla “Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica”.

Dottor Ventura, la terapia di coppia può rivelarsi utile in un rapporto? In quali occasioni? Quali sono i benefici che può apportare?

La terapia di coppia in determinate occasioni può rivelarsi molto utile, perché aiuta i conviventi o i coniugi a superare i momenti critici incontrati durante il loro cammino insieme, e che in precise situazioni è anche normale possano presentarsi. In alcuni casi la terapia di coppia può fornire un aiuto per ritrovare l’equilibrio perduto, mentre in altri ad accettare serenamente la fine del rapporto.

Le difficoltà che si possono incontrare durante questo cammino possono essere di diversa natura, come la nascita del primo figlio, o il relativo distacco in età adulta, piuttosto che problemi nella sfera sessuale, o delle “semplici” difficoltà nella comunicazione. Ognuna di queste, può incidere più o meno pesantemente a seconda della fase del rapporto: innamoramento, idealizzazione, realismo o disillusione. In tutte queste occasioni la terapia di coppia può aiutare a trovare un punto di incontro tra le due parti, quindi a riconquistare la serenità perduta.

In questo particolare momento di emergenza sanitaria la popolazione sta vivendo un condizione fino a qualche tempo fa sconosciuta, sia sotto il profilo personale, che sotto quello dei rapporti sentimentali e sociali. Quanto è stato grande l’impatto della quarantena in queste relazioni?

La pandemia Coronavirus e la situazione conseguente del lockdown ci hanno di fatto costretto a modificare alcuni aspetti della nostra vita, in modo anche particolarmente repentino. Emozioni, pensieri, vita di coppia, ma anche la sfera sociale e lavorativa, sono tutti elementi che sono stati toccati. Tra l’altro parliamo di una condizione per cui non esiste una memoria storica che potesse indicarci la strada più giusta da percorrere.

Ad aggravare l’impatto della quarantena si è aggiunto il fattore tempo, che come ben sappiamo si è dilatato a dismisura rendendo le nostre giornate infinite, e spesso noiose. Senza chiaramente dimenticare l’inevitabile paura. Ci è stato chiesto di fare uno sforzo immane, ovvero quello di migrare da una modalità relazionale dove la vicinanza fisica è l’elemento distintivo, ad una che sostanzialmente “condannava” tale elemento, giudicandolo rischioso per noi stessi e per chi ci circondava.

Molte coppie sono state praticamente costrette a vivere 7 giorni su 7, 24 ore su 24, a stretto contatto. Quali sono stati gli effetti di una simile condizione? Una convivenza forzata di questo tipo può rappresentare un’occasione per fortificare i rapporti, oppure un rischio che può portare a galla delle fragilità nel rapporto?

Una convivenza forzata come quella dovuta alla quarantena, mette famiglie e coppie dentro quella che possiamo definire una situazione atipica. È inutile negare come non siamo abituati a vivere tutto questo tempo condividendo qualsiasi spazio con il nostro partner o la nostra famiglia. Una coppia funziona solamente quando l’unione delle due persone consente a entrambi di mantenere quelli che sono gli spazi di individualità, ma dove allo stesso tempo è anche possibile ritagliare un momento per fortificare tali individualità.

Da non dimenticare che fino a prima della quarantena, attorno al nucleo della coppia o della famiglia circolavano anche altri contatti interpersonali. Alcuni di questi appartenevano ad entrambi gli individui, ma altri solamente in maniera specifica ad uno dei due. La diversificazione delle attività relazionali e lavorative dunque, permetteva alle due persone di proseguire con la costruzione della propria vita, ed eventualmente di condividerne solamente una parte con la rispettiva metà.

Tutto questo per molte coppie e famiglie ha rappresentato un ostacolo, che con il proseguire dei giorni del lockdown, ha incrinato alcuni rapporti. Per rispondere alla sua domanda, posso tranquillamente dire che in molte situazioni la fragilità pregressa di alcuni rapporti, soprattutto quelli più deboli già nel pre-quarantena, è venuta a galla, creando non pochi problemi nei rapporti di coppia. Fortunatamente devo anche dire che questa non è stata una situazione comune a tutti, e che per molte famiglie la quarantena è diventata una risorsa per rinsaldare i legami, e renderli ancora più stabili.

Durante questo periodo di quarantena, quanto può averne risentito la sfera sessuale per le coppie non conviventi?

Le coppie non conviventi si sono ritrovate ad affrontare dei problemi differenti rispetto a chi condivide la stessa casa, e molti di questi si sono verificati proprio nella sessualità. Le conseguenze sono state di diversa portata, a seconda di come le due persone hanno reagito al momento. Chi è stato in grado di sostituire la sessualità tradizionale con altre forme di stimolazione erotica, visiva e verbale, probabilmente ha accusato meno il colpo. Al contrario, chi non ha avuto questa “lungimiranza”, potrebbe averne risentito moltissimo, perché per alcuni individui la privazione dei gesti di tenerezza, delle carezze, dello scambio di coccole, e della morbidezza del contatto, può indurre ad un allontanamento.

Dottor Ventura, secondo lei dopo l’indigestione di smartphone e pc fatta durante la quarantena, è possibile considerare il consulto online come una valida alternativa al più tradizionale consulto in studio?

La risposta alla sua domanda non può che essere parzialmente positiva. Chiaramente un consulto online può rappresentare una valida alternativa al colloquio in studio. Ma un’alternativa, alla fine dei conti, non è altro che un surrogato, quindi mai identico all’originale. Proprio per questo motivo sarebbe sempre opportuno fare il consulto dal vivo, quando questo è possibile in sicurezza, perché questo è in grado di fornire quel contatto, seppur distanziato, che uno schermo non può offrire.