Consegne a domicilio: realtà quotidiana per 4 milioni di italiani
Non è più un lontano ricordo di chi ha avuto la fortuna di vivere all’estero. Oggi il servizio di consegna a domicilio per pranzo e cena è una realtà solida e diffusa, almeno per chi vive nei centri più popolati del nostro Paese.
Una scommessa vinta da coloro che, in realtà una netta minoranza, hanno sempre lamentato la mancanza di questo tipo di servizi anche in Italia, Paese tradizionalmente restio ad ogni tipo di ammodernamento del suo rituale alimentare.
Sì, perché se è vero che in Italia pranzo e cena sono ancora momenti che assomigliano ad un rito religioso, è altrettanto vero che sempre più italiani decidono di trascorrere meno tempo ai fornelli.
Quel che è vero è che si può sicuramente scindere il momento del consumo del cibo, della convivialità e dello stare insieme dal momento di preparazione dello stesso. Non serve più neanche alzare la cornetta, basta uno smartphone e il sostegno dei grandi gruppi commerciali che già si sono mossi in tal senso.
È il caso ad esempio di McDonald’s, uno dei gruppi più conosciuti a livello mondiale per quanto concerne il fast food, che ha deciso di portare anche nel nostro Paese un servizio già offerto in altri Paesi, come USA e Turchia. C’è la possibilità di vedersi recapitare a casa i tanto amati McNuggets o BigMac in pochi minuti, ancora caldi e senza costi aggiuntivi.
Quella che a molti potrebbe sembrare soltanto una delle molte offerte di consegna a domicilio oggi presenti a Milano, Torino, Roma e Napoli, è in realtà segno che anche grandi realtà imprenditoriali hanno intravisto una possibilità in questo tipo di servizio.
Servizio che i sostenitori del culto del mangiare italico attaccano pretestuosamente, ignorando i dati che segnalano un amore sempre maggiore degli italiani per le consegne a domicilio.
Lungi da noi affermare che la maggioranza ha sempre ragione, anche se 4 milioni di italiani che ormai ordinano regolarmente cibo a domicilio non possono essere sicuramente ignorati. Raccontano una parte di Paese che per pigrizia intellettuale era stata sempre ignorata.
Che ne sarà del mangiare italiano?
Non cambierà nulla, nel senso che a questa nuova tendenza se ne affiancano altre, spesso in capo agli stessi soggetti, che sottolineano una maggiore attenzione per il cibo local, cucinato con passione e lentezza e che consenta di dedicare magari interi weekend al culto del mangiar bene.
Le due cose non devono necessariamente escludersi a vicenda: a guadagnarne è una sensibilità tutta italiana per la varietà e una duttilità dei palati in grado di apprezzare sia il più americano dei panini che il più tradizionale dei primi piatti.
Una guerra che non esiste e che non avrebbe senso comunque combattere. Perché non ha senso dimenticarsi oggi di quello che dicevano i più illustri dei nostri antenati: de gustibus…